In una ricerca recente pubblicata sulla rivista Nature Medicine a febbraio, l’eritritolo è stato associato a possibili effetti dannosi sulla salute cardiovascolare.
Nella ricerca condotta in vivo e in vitro da Witkowski si era giunti alla conclusione che: elevati livelli di eritritolo circolante fossero la causa di una maggior attivazione piastrinica facilitando la formazione di trombi1.
Tuttavia, una metanalisi 2 più recente, che combina i risultati di vari studi sull’assunzione di eritritolo, ha cercato di chiarire la situazione, concentrandosi soprattutto sugli effetti che può avere sulla salute cardiovascolare.
In questo articolo ne vediamo insieme i punti salienti.
Cos’è l’eritritolo?
Ricordiamo che l’eritritolo è un poliolo (o polialcol) ottenuto dalla fermentazione batterica di frutta e alimenti vegetali, ma può essere prodotto anche nel corpo umano a partire dall’eritrosio – 4 – fosfato, un intermedio della fase non ossidativa della via dei pentoso fosfati.
Cosa dice la ricerca?
La metanalisi si è focalizzata proprio sulla produzione endogena di eritritolo, specialmente in condizioni genetiche o dismetaboliche, per indagarne gli effetti sulla salute cardiovascolare.
Ci sono condizioni genetiche, infatti, in cui la mancanza di un enzima chiave della Via dei Pentoso Fosfati porta all’aumento di eritritolo endogeno, ma finora non è stato osservato un aumento di eventi trombotici o ipercoagulazione nei soggetti affetti da tale condizione.
Anche condizioni dismetaboliche come l’iperglicemia, resistenza insulinica o diabete possono aumentare i livelli di eritritolo circolante, rendendolo quindi più che la causa, un possibile indicatore del rischio cardiovascolare, dato che le condizioni dismetaboliche precedente menzionate sono gli effettivi mediatori di aumento del rischio di patologie cardiovascolari.
Un altro punto di disaccordo tra gli studi riguarda la differenza di risultati ottenuti nei diversi studi ex vivo ed in vitro per valutare l’effetto dell’eritritolo sulla salute vascolare; se da una parte l’eritritolo ha mostrato un potenziale ruolo negativo1, altri studi indicano effetti antiossidanti e protettivi nei confronti dell’endotelio2, specialmente in condizioni di iperglicemia.
La discrepanza nei risultati potrebbe derivare dalla diversità dei tessuti utilizzati; lo studio effettuato da Witkowski utilizza tra i campioni biologici il plasma umano ricco in piastrine quindi ci troviamo di fronte ad un’esagerazione della realtà che non coincide con le condizioni fisiologiche;
anche la via di somministrazione dell’eritritolo, orale o tramite iniezione, sembra influenzare i risultati. In studi sui topi, l’iniezione diretta ha mostrato effetti potenzialmente negativi, ma la somministrazione orale a lungo termine non ha prodotto gli stessi risultati.
Al contrario, in soggetti umani con diabete di tipo 2, l’assunzione di eritritolo nella dieta per 4 settimane è stato associato a benefici cardiovascolari, come una riduzione della rigidità arteriosa e miglioramenti nella funzione endoteliale3.
In conclusione, stabilire una relazione causale richiede ulteriori studi clinici a lungo termine, soprattutto in individui obesi e diabetici.
Fino a quando questi dati non saranno disponibili, non è possibile affermare con certezza che l’eritritolo alimentare aumenti il rischio cardiovascolare.
La questione rimane aperta e ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere appieno gli effetti dell’eritritolo sulla salute cardiometabolica.
BIBLIOGRAFIA
1. Witkowski, M. et al. The artificial sweetener erythritol and cardiovascular event risk. Nat. Med. 29, 710–718 (2023).
2. Mazi, T. A. & Stanhope, K. L. Elevated Erythritol: A Marker of Metabolic Dysregulation or Contributor to the Pathogenesis of Cardiometabolic Disease? Nutrients 15, 1–10 (2023).
3. Mazi, T. A. & Stanhope, K. L. Erythritol: An In-Depth Discussion of Its Potential to Be a Beneficial Dietary Component. Nutrients 15, 1–13 (2023).