Le diete chetogeniche, molto diffuse tra vip e sotto i riflettori dei media, vengono adottate comunemente per ottenere una rapida perdita di peso. Sugli scaffali dei supermercati e delle farmacie spopolano prodotti low carb utili a chi segue questo tipo di regime alimentare.
Ma, conosciamo davvero i rischi in cui si incorre eliminando i carboidrati dall’alimentazione?
La verità sulle (deleterie) diete dimagranti, specchio per le allodole e rischiose per la salute
Le diete chetogeniche nascono scientificamente per ridurre la frequenza delle crisi in alcuni soggetti con epilessia resistente ai farmaci.
Negli ultimi anni, il loro utilizzo si é diffuso per la rapidità e la facilita con cui si ottiene una perdita di peso, ma a che prezzo?
Queste diete possono effettivamente ridurre il peso corporeo nel breve termine, ma nel lungo periodo non sono state dimostrate più efficaci rispetto ad altri approcci dietetici, anzi, secondo lo studio che ha analizzato 123 ricerche in merito, a fronte di una perdita di peso accelerata, con dieta chetogenica, in realtà la perdita di grasso è assai rallentata.
La perdita di peso é, dunque, attribuibile principalmente alla perdita di acqua e proteine corporee (a testimonianza di ciò le evidenze hanno notato che i livelli di azoto urinario sono aumentati fino all’11° giorno di dieta chetogenica).
Nel lungo termine, la perdita di grasso tramite dieta low carb richiede il doppio delle settimane rispetto a quanto ottenibile con una dieta Mediterranea a regime restrittivo (divisa in 50% di carboidrati, 35% di grassi e 15% di proteine, in percentuale di introito energetico).
Non solo dimagrimento, il mondo nella nutrizione si affaccia alla riduzione dei carboidrati per il controllo del diabete, con scarsi e controproducenti effetti perché le diete chetogeniche possono anche abbassare la glicemia nelle prime settimane, ma anche in questo caso la loro efficacia si riduce entro i primi mesi di trattamento.
Quali sono i rischi delle diete chetogeniche?
Le diete a basso contenuto di carboidrati sono associate a rischi marcati.
Il colesterolo LDL può aumentare, a volte in modo drammatico, predisponendo a un alto rischio di patologie cardiovascolari.
Le donne in gravidanza che seguono queste diete hanno maggiori probabilità di avere un bambino con un difetto del tubo neurale, anche quando integrano l’acido folico.
Inoltre, queste diete possono aumentare il rischio di malattie croniche a causa di una maggiore assunzione di grassi saturi, grassi trans, colesterolo e proteine animali che costituiscono un’alimentazione pro stress ossidativo e con risvolti negativi sul rischio di malattia renale cronica, malattie cardiovascolari, cancro, diabete e Alzheimer.
Diminuisce invece l’assunzione di alimenti protettivi per l’organismo, ad esempio, verdura, frutta, legumi, cereali integrali.
Effetti indesiderati
Le diete chetogeniche possono causare affaticamento, cefalea, nausea, costipazione, ipoglicemia e acidosi, soprattutto nei primi giorni o settimane di dieta. Possono verificarsi anche disidratazione, epatite, pancreatite, ipertrigliceridemia, iperuricemia, ipercolesterolemia, ipomagnesemia e iponatremia.
Tra gli effetti comunemente diffusi da chi mette in pratica la dieta chetogenica si verifica la cosiddetta “influenza chetogenica“, che comprende mal di testa, affaticamento, nausea, vertigini, “nebbia cerebrale”, disturbi gastrointestinali, diminuzione dell’energia, sensazione di svenimento e alterazioni del battito cardiaco.
Gli effetti a lungo termine possono includere una diminuzione della densità minerale ossea, nefrolitiasi, cardiomiopatia, anemia e neuropatia del nervo ottico.
Le diete a basso contenuto di carboidrati sono state anche associate a un aumento del rischio di mortalità per tutte le cause. Inoltre, è stato riscontrato su persone che seguono regime keto un livello più alto della proteina C-reattiva ad alta sensibilità, un marcatore dell’infiammazione.
Carenze nutrizionali delle diete chetogeniche
Come abbiamo visto, la restrizione dei carboidrati a discapito di un aumentato introito di grassi e proteine porta all’esclusione (o riduzione) dalla dieta di frutta, verdura, cereali integrali e legumi e aumenta il consumo di prodotti animali. Per questo, tali diete possono essere carenti di vitamine, minerali, fibre e sostanze bioattive presenti in frutta, verdura e cereali integrali.
Le diete chetogeniche sono tipicamente povere di fibre, necessarie non solo per una sana funzione intestinale, ma anche per la produzione microbica di acidi grassi benefici a catena corta, che migliorano l’assorbimento dei nutrienti, stimolano il rilascio degli ormoni della sazietà, migliorano la funzione immunitaria e hanno effetti antinfiammatori e anticancerogeni.
Sebbene le diete chetogeniche “classiche” non siano necessariamente ad alto contenuto proteico, quelle utilizzate per la perdita di peso comportano un elevato apporto proteico, questo predispone all’insorgenza di patologie croniche renali, tra i rischi si sottolinea il potenziale sviluppo di calcoli renali.
Le prove attuali suggeriscono che per la maggior parte degli individui i rischi di queste diete sono superiori ai benefici.
Fonte: Crosby, L., Davis, B., Joshi, S., Jardine, M., Paul, J., Neola, M., & Barnard, N. D. (2021). Ketogenic diets and chronic disease: weighing the benefits against the risks. Frontiers in nutrition, 8, 702802.